antidiscriminazioni razziali, per educare, anzi "rieducare", i giornalisti.
Un decalogo che distingue senza alcun margine di discussione i giornalisti buoni dai cattivi, quelli etici da quelli che scrivono cose scorrette.
Questo l'inizio dell'articolo su Avvenire di oggi, martedì 17 dicembre 2013, per un argomento che fa scaturire, provoca, propone molte domande.
Ma come nasce l’idea di trattare gli omosessuali con regole diverse da quelle che riguardano il resto dell’umanità? La risposta nell’introduzione del documento: l’Italia «non conosce ancora il concetto dicrimine d’odio verso la comunità LGBT« ma «si sta adeguando» e «un progetto di legge contro l’omofobia è attualmente in discussione al Parlamento».
Trattamento diverso dal resto dell'umanità? Non conosce il CONCETTO discrimine d'odio?
E' possibile fare una regola partendo da affermazioni del genere? Se così fosse, una regola dovrebbe essere fatte per tutti gli atti discriminatori, non solo per una parte dell'umanità.
Se in Italia ancora non si è capito che la famiglia "tradizionale" non esiste e si insiste a pensare che quello tra due uomini e due donne non sia un matrimonio, la colpa è di tre concetti: «Tradizione, natura, procreazione»
Perché si vuole scardinare la famiglia e il matrimonio, così come sono sempre esistiti, fosse anche per i tre concetti considerati negativi, e individuare, chiamare, definire le altre unioni in altro modo? Perché ci si vuol chiamare famiglia e matrimonio, l'unione di due persone che hanno lo stesso sesso?
Sarebbe più bello, più innovativo, più facile, per evitare inutili scontri, sovrapposizioni e incomprensioni, chiamarsi in un altro modo; o no?
Oltre a questo, il "decalogo" propone di versi punti per far capire ai giornalisti quali parole possono o non possono usare:
-teoria del gender. sesso e genere non vanno confusi
-lesbiche o donne gay? Il bravo giornalista non userà parole come gay o omosessuale per le lesbiche
-il trans o le trans? Come parlarne?, al maschile o la femminile? Dovremo appurare che cosa loro si sentono e, di volta in volta, «utilizzare pronomi, aggettivi, articoli coerenti con la sua espressione di genere».
-utero in affitto. «utero in affitto contiene in sé un giudizio negativo»
-una campana sola. In caso di dibattito, no al contraddittorio: si inviteranno e intervisteranno solo persone LGBT
Tra le tante domande una su tutte; imporre a chi vuole descrivere, definire, chiamare una cosa per evitare un concetto negativo, per essere politicamente corretto, è giusto, è positivo, è necessario tutto questo?
A voi altre domande e altre risposte
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