"La teoria del punto critico, fondamentale nella scienza, sia economica che politica" (Luigi Einaudi, lezioni di politica sociale 1944)
"Un punto critico, superato il quale un fenomeno da positivo diventa negativo" (Emanuele Sella, economista) Articolo
Queste due frasi principali tratte anche oggi dal giornale Avvenire, nell'articolo di Luigino Bruni, ci portano a riflettere
sul fatto che una cosa positiva, ad un certo punto può diventare negativa, dannosa, pericolosa.
"Ma sono ormai molti gli studi che ci dicono che gli effetti dei beni di comfort sul benessere cambiano di segno, o di natura, quando si supera un punto critico...Ma perché – è questa la domanda cruciale – dovremmo cadere in simili trappole, e non fermarci prima di superare il ‘punto critico’? Le ragioni sono molte. "
La domanda sorge spontanea, come non arrivare al punto critico, come evitarlo e se ci si arriva come superarlo?
Ancora Luigino Bruni: "Una prima regola fondamentale è prendere coscienza individuale e collettiva, e nei tempi ancora felici, che il punto critico esiste, e che lo si può superare senza accorgersene. Sapere che si potrà facilmente cadere in tali trappole è il primo antidoto che può salvare, "
Ecco la prima regola, sapere, prenderne coscienza che tale punto critico esiste, è dietro l'angolo, può arrivare da un momento all'altro, solo così potremo almeno iniziare a pensarci, ad analizzarlo, a prepararci.
Interessante anche un'altra possibile soluzione che ci viene proposta: "Nel popolo d’Israele ogni cinquant’anni i beni tornavano agli antichi proprietari, i debiti si cancellavano. Se i movimenti e le comunità nati da idealità periodicamente tornassero poveri, smobilitando e rimettendo in circolo i beni accumulati nei decenni, e si rimettessero “lungo la strada”, lì ritroverebbero quella forza profetica che nel frattempo hanno naturalmente perso"
Ma oggi qual'è la situazione? Quanti e quali punti critici abbiamo superato?
"Infine, non è difficile accorgersi che alcuni punti critici in Occidente li abbiamo già superati, probabilmente senza accorgercene, ...Abbiamo di certo oltrepassato il punto critico della vita esteriore (consumi, merci, tecnica), e così ci appare normale la nostra grande carestia e incapacità d’interiorità, di meditazione, di preghiera nella quale siamo precipitati, gradualmente...Ci stiamo abituando a soffrire soli, a morire soli, a diventar grandi da soli in stanze chiuse, vuote di persone amiche ma piene di demoni che ci rubano i nostri figli."
Ecco il punto che ritengo principale, che è quello che vi propongo per eventuali domande, tante domande, è questo: ci stiamo abituando a superare il punto critico della nostra interiorità? Ci stiamo abituando a stare da soli? Soffrire, morire, diventare grandi, tutto da soli?
Come sempre spazio a voi, proponete domande, domande, domande, magari saranno utili almeno a smuovere il nostro cervello, i nostri pensieri, le nostre riflessioni; buon lavoro!
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