Chi s’aspettava che il professor Giuseppe Conte
entrasse in punta di piedi sulla scena del G7, il più prestigioso ed esclusivo
dei Vertici della ‘governance ’ mondiale, è rimasto senza dubbio spiazzato:
il
premier ha mutuato il linguaggio, se non la postura, dei suoi due tribunizi
vice-premier ed è stato esplicito negli incontri
bilaterali e ‘d’area’ che hanno preceduto il Vertice. Ha
cioè fatto quello che fonti di Palazzo Chigi avevano anticipato: con buona pace degli ‘sherpa, che avevano preparato
l’appuntamento in conto Gentiloni’, e della consigliera diplomatica che
l’accompagna, l’ambasciatrice Mariangela Zappia, il premier vuole lasciare la propria impronta, all’esordio
internazionale, forte della legittimazione popolare dei partiti politici che lo
sostengono e dalla fiducia del
Parlamento.
La logica è quella di affermare la
centralità dell’Italia e dei suoi interessi, dai dazi imposti da Trump sull’acciaio
e l’alluminio europei alle
sanzioni alla Russia, fino alla questione migranti, che al G7 non è
esplicitamente sul tavolo.
“Cambiamo linea, ci mettiamo al
centro”, insistono le fonti: di che, non è chiaro, perché giocare la carta dell’equidistanza
Bruxelles-Washington, come certi input dall’Italia sui dazi suggeriscono, vuol
dire trovarsi isolati in
mezzo all’Atlantico; e sposare la
linea un po’ estemporanea di Trump sul ritorno della Russia nel G8,
sganciandosi dai partner europei, espone a Conte fa “l’Americano” e la
spalla diventa Trump La sintonia italiana pro-Russia. E gli altri europei
evitano le critiche cambi di
direzione bruschi. Intorno al professor Conte e al governo italiano, c’è
curiosità: lo prova il fatto che nei briefing pre-Vertice ci sono più domande
su di lui che sui temi dell’agenda. Il presidente del Consiglio
comprensibilmente non è del tutto a suo agio. Il presidente della Commissione europea
Juncker lo accoglie con le braccia al collo e due baci sulle gote e lui è
visibilmente sorpreso; e dopo la foto di famiglia con gli altri leader, se ne
resta solo soletto, con le mani in tasca, mentre gli altri fanno comunella – la
Merkel rivolge persino la parola a Trump e i due ridono. POI, PERÒ, CONTE AGGANCIA nel parco Trump e posta una foto
insieme su Instagram: il ghiaccio è rotto, il magnate gli dice “Avete riportato
una grande vittoria…Sei il vincitore ”. A pranzo, il cerimoniale canadese lo
colloca tra il presidente francese Macron e la premier britannica May. Quando ‘gioca
in casa’, coi giornalisti italiani, Conte appare calato nella parte e
determinato: certo, il linguaggio è un po’ aspro, poco o nulla diplomatico, non
si capisce se per scelta o per mancanza d’esercizio: “Esprimo una posizione forte
perché ho la legittimazione per farlo… Sono il portavoce di tutti gli italiani
e il difensore dei loro interessi… Sui dazi, l’Italia avrà una posizione moderata...
Quanto a un veto sulle sanzioni a Mosca, valuteremo…Siamo nella Nato, ma siamo
anche attenti
all’impatto delle sanzioni sulla
nostra economia...”. Nei colloqui con Juncker e con il presidente del Consiglio
europeo Donald Tusk, Conte manifesta “totale insoddisfazione” sull’andamento
dei negoziati per la riforma del protocollo di Dublino, che riguarda la
gestione delle richieste d’asilo. Juncker e Tusk lo invitano a Bruxelles, per
riparlarne prima del Vertice europeo di
fine giugno. E Juncker evita di cadere nella trappola in cui finirono alcuni
suoi commissari: “Lezioni all’Italia?
Amo l’Italia, non ho lezioni da darle”. Nella riunione pre-Vertice fra tutti gli
europei, per collimare le posizioni su dazi e
Russia, Conte mette un po’ d’acqua nel suo vino, perché molti leader ne escono
con l’impressione che l’Italia
giochi il gioco europeo. Ancora Juncker lo testimonia: “Ho l’impressione, da
verificare, che l’Italia condivida le
opinioni europee sugli scambi e i rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Non
vedo divergenze tra l’Italia e il resto d ll’Unione.
L’Italia ha un ruolo importante, è la terza economia dell’Ue... L’Italia ha bisogno dell’Europa e l’Europa non
è completa senza l’Italia”.
GIAMPIERO GRAMAGLIA
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