venerdì 9 settembre 2016

Donne in attesa di un bimbo, Sbrogiò (Ulss 12): «Ridurre l'alcool a zero, o quasi»

L’abuso di alcool fa male agli adulti, e ancor più fa male al feto, se a bere è una donna in attesa. «L’assunzione di alcool durante la gravidanza – spiega il dottor Luca Sbrogiò, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 12 Veneziana – può portare alla nascita di bambino con deficit intellettivi, cognitivi e psicosociali. 
La probabilità di danneggiare il feto aumenta
proporzionalmente al consumo di alcool da parte della madre; ma va ricordato che anche l’assunzione sporadica rappresenta un pericolo per lo sviluppo del feto, poiché il consumo di alcol può influire negativamente in ogni momento della gravidanza».

Gli studi più recenti dimostrano che l’esposizione all’alcool durante il primo trimestre di gravidanza può provocare dismorfologie facciali e problemi cerebrali; durante la seconda metà della gestazione l’esposizione all’alcool può portare a deficit di crescita; e infine l’alterato sviluppo del cranio è dovuto all’effetto dell’alcool nella quarta settimana di gravidanza. 
In generale, i difetti congeniti più gravi – riuniti sotto il nome di sindrome fetale alcolica (Fas) – di norma subentrano nei primi tre mesi di gravidanza, periodo in cui si sviluppano gli organi del bambino e durante il quale spesso le donne sono ancora inconsapevoli del proprio stato. Importante dunque il comportamento della mamma, e importante è il riconoscimento tempestivo da parte del medico di una gravidanza a rischio: una terapia tempestiva può aiutare il feto a svilupparsi in modo sano, anche nel caso in cui sia già stato esposto a grandi quantità di alcool.
L’Ulss 12 Veneziana lancia il proprio appello in occasione della Giornata mondiale contro l’alcool in gravidanza, che si celebra ogni anno il 9 settembre, nono giorno del nono mese, per ricordare appunto il periodo della gestazione.
Medici e operatori sottolineano come il collegamento tra esposizioni all’alcool e danni gravi alla salute del nascituro non è automatico, ma ribadiscono che il rischio di partorire un bambino con sintomi della Fas è stimato attorno al 30-40% delle gestanti con un forte consumo di alcol in gravidanza: «Non è nota la ragione della diversa suscettibilità dei nascituri agli effetti dell’alcol – sottolinea il dottor Sbrogiò – ma è ragionevole pensare che la diversa risposta del feto sia dovuta alla combinazione di abuso di alcol, fattori genetici, deficit nutrizionali, fumo e/o abuso di droghe. Resta assodato che non esiste il consumo di alcol senza rischi per il nascituro; pertanto la donna incinta farebbe bene a rinunciare completamente all’alcool o a limitarlo il più possibile, come peraltro sostiene da tempo il percorso ‘Mammepiù. Guadagnare Salute in Gravidanza’ della Regione Veneto».
Come direttore scientifico del progetto regionale, il dottor Sbrogiò sottolinea inoltre l’importanza per le donne di non fumare, fare attività motoria e avere una alimentazione varia ed equilibrata, ricca di frutta e verdura.

(Tratto da genteveneta.it)

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