L’ipersessualità è una malattia che attiva gli stessi meccanismi della tossicodipendenza e rende difficili i rapporti personali
Gli studi sull’ipersessualità
La dipendenza dal sesso, detta anche
ipersessualità, è una malattia che spesso viene associata a disturbi come stanchezza, depressione, sottostima, ansia e anche difficoltà cognitive e mnemoniche. Questo desiderio così forte di fare sesso può essere molto pericoloso ed essere paragonato ad un tossicodipendente quando sente la necessità della sua dose.
Una equipe di psichiatri coordinata da Valerie Voon della Cambridge University ha sottoposto a risonanza magnetica due gruppi di persone che si sono resi disponibili alla ricerca pubblicata poi dallo studioso Plos One.
Il primo gruppo era formato da soggetti con una sana vita sessuale mentre il secondo includeva individui con comportamenti sessuali compulsivi.
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti alla visione di video pornografici e si è scoperto che, durante la visione, nei soggetti sessualmente dipendenti si erano attivate le stesse aree cerebrali, amigdala e corpo striato ventrale, che si “accendono” nel tossicodipendente che guarda la droga.
Un altro studio scientifico specifico per la sessualità femminile chiamato Hypersexual Behavior Inventory , condotto dalla tedesca Verena Klein e pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha svelato che il 3% delle donne sono ipersessuali.
I ricercatori hanno chiesto a quasi 1.000 donne tedesche, molte delle quali erano studentesse dell’Università Medical Center Hamburg-Eppendorf, con quale frequenza si masturbavano, quanto spesso utilizzavano materiale pornografico e quanti partner sessuali avevano avuto fino a quel momento.
Le partecipanti hanno risposto a questi 19 quesiti riguardanti le abitudini sessuali e il 3% è risultato essere ipersessuale.
Nonostante i risultati degli ultimi test sui comportamenti delle donne, gli studiosi affermano che:
“Per noi è ancora una sfida identificare correttamente le persone che potrebbero richiedere un trattamento psicologico contro l’ipersessualità. C’è sempre la possibilità di cadere in errore stigmatizzando comportamenti che invece sono perfettamente normali.”
(tratto da donnaglamour.it)
Il primo gruppo era formato da soggetti con una sana vita sessuale mentre il secondo includeva individui con comportamenti sessuali compulsivi.
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti alla visione di video pornografici e si è scoperto che, durante la visione, nei soggetti sessualmente dipendenti si erano attivate le stesse aree cerebrali, amigdala e corpo striato ventrale, che si “accendono” nel tossicodipendente che guarda la droga.
Un altro studio scientifico specifico per la sessualità femminile chiamato Hypersexual Behavior Inventory , condotto dalla tedesca Verena Klein e pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, ha svelato che il 3% delle donne sono ipersessuali.
I ricercatori hanno chiesto a quasi 1.000 donne tedesche, molte delle quali erano studentesse dell’Università Medical Center Hamburg-Eppendorf, con quale frequenza si masturbavano, quanto spesso utilizzavano materiale pornografico e quanti partner sessuali avevano avuto fino a quel momento.
Le partecipanti hanno risposto a questi 19 quesiti riguardanti le abitudini sessuali e il 3% è risultato essere ipersessuale.
Nonostante i risultati degli ultimi test sui comportamenti delle donne, gli studiosi affermano che:
“Per noi è ancora una sfida identificare correttamente le persone che potrebbero richiedere un trattamento psicologico contro l’ipersessualità. C’è sempre la possibilità di cadere in errore stigmatizzando comportamenti che invece sono perfettamente normali.”
(tratto da donnaglamour.it)
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