martedì 24 maggio 2016

Gli italiani e la tecnologia: fra dipendenza e saturazione, i 4 profili che raccontano un rapporto conflittuale

Arrivano i primi segnali di saturazione. Accanto all’entusiasmo per la tecnologia e alla dipendenza da dispositivi connessi, 
gli italiani cominciano a mostrare qualche aspetto di insofferenza verso la
pervasività di smartphone, social, app e perfino della stessa connessione a internet. La fotografia aggiornata del rapporto che gli italiani hanno con la tecnologia l’ha scattata PHD Italia con la ricerca Disconnect to reconnect: tempo di digital detox? che racconta una quotidianità scandita dalle abitudini digitali ma anche una crescente consapevolezza delle criticità da overload di contenuti e connettività.

La quotidianità tecnologica
L’abitudine mattutina di controllare lo smartphone per verificare l’arrivo di nuove mail, notifiche o messaggi precede ormai la colazione, la doccia, la lettura dei giornali e perfino le chiacchiere con i familiari, e per il 45% degli italiani è il primo gesto del risveglio. Per il 70% dei 18-24enni è anche l’ultimo prima di addormentarsi. In media, gli italiani usano ogni giorno almeno 3 dispositivi digitali: primissimo lo smartphone, poi il computer portatile e il tablet, seguiti da computer fisso, console per videogiochi e smartwatch. Fra le app, il primato va a Whasapp (79%), seguita a breve distanza da Facebook e YouTube. Amazon è usata dal 60% degli utenti, mentre Twitter e Instagram sono al 25%. Entrano nella lista delle app più comuni anche Airbnb e Blablacar (al 9%), a conferma della crescente diffusione della sharing economy.

La sindrome da iperconnessione
Il 29% degli italiani mal sopporta l’idea di essere disconnesso da internet, anche solo per qualche ora, e quasi la metà del campione intervistato quando prenota un albergo controlla sempre che il wi-fi sia disponibile. Eppure, un terzo degli italiani considera positivamente l’idea una vacanza senza rete, e il 40% concorda con la scelta di chi decide di spegnere il cellulare per “disintossicarsi”. La maggioranza degli italiani ritiene che la tecnologia è positiva se semplifica la vita anziché complicarla, ma è anche consapevole dei rischi per la privacy che comporta, dello stress che può generare e della solitudine prodotta da relazioni solo virtuali.

Tecno-entusiamo vs tecno-scetticismo 
Guardando al futuro, gli italiani si dividono fra tecno-entusiasti e tecno- scettici. Uno su due pensa che “saremo sempre connessi ovunque e gratis” e più di tre su dieci che “faremo tutto con lo smartphone”, ma quasi le stesse percentuali pensano che “ogni aspetto della nostra vita sarà sorvegliato e monitorato” e che “ci vedremo molto meno spesso di persona”. Ancora bassa ma in crescita la propensione verso le innovazioni tecnologiche più attese dei prossimi anni: auto che si guidano da sole (17%), vestiti e accessori “intelligenti” (11%) e robot domestici (5%). A preoccupare sono l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni: per il 33% degli italiani è “un rischio su cui riflettere”, contro un 30% più cauto che la considera “una sfida che va regolata”. Solo il 18% la indica come “una grande opportunità”, mentre il 17% la considera “un’incognita”.

I 4 profili digitali degli italiani
Il rapporto degli italiani con la tecnologia, conclude l’indagine, può essere descritto attraverso 4 cluster di comportamento. I consapevoli (25%), che fanno un uso massiccio della tecnologia, ma con spirito critico: usano molto i social ma sanno come “filtrare” contenuti e contatti in rete e come proteggere la privacy. È il profilo più diffuso tra i 18-34enni. Gli entusiasti (21%), che amano dispositivi e gadget tecnologici e hanno profili su tutti i principali social, che “nutrono” costantemente. Pensano più a condividere il momento che a viverlo e non colgono in questo nessuna criticità. I funzionali (21%) fanno un uso discreto della tecnologia, soprattutto per semplificarsi e organizzarsi la vita, ma sanno prendersi tempi e spazi. È il profilo con il minor investimento emotivo nei confronti della tecnologia. I nostalgici (33%), pur facendone un uso importate, sono infastiditi dall’intrusione della tecnologia nella loro vita, vivono l’utilizzo di dispositivi e social in modo conflittuale e sono i più preoccupati per la privacy. È il profilo più diffuso tra chi ha più di 35 anni. 

(tratto da eventreport.it)

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