martedì 26 aprile 2016

Africa, boom di droghe pesanti: cocaina e eroina dividono in due il continente

Da sempre l'uso di droghe è tramandato in Africa come una tradizione secolare in molte tribù: la diffusione della cannabis,
il banga, è capillare in tutto il continente e secondo le Nazioni Unite il 7,5 per cento degli adulti africani ogni anno fa uso di cannabis, contro una media globale del 3,9 per cento. In Etiopia, ad esempio, molti uomini masticano foglie di qat, una pianta che produce una sostanza di natura anfetaminica a spiccato effetto psicotropo.

I guerrieri Masai della Tanzania erano noti in passato per la loro ferocia e aggressività, molto superiore a quella dei loro avversari, fossero animali o uomini. Secondo alcuni studi antropologici i Masai masticavano radici o cortecce, bevevano infusi o mangiavano bacche a seconda dell'attività che i capi tribù richiedevano loro, fosse la caccia, la guerra o un rito di passaggio. I Pigmei in Africa occidentale usano da sempre il banga nella caccia all'elefante, permessa dalle diverse autorità nazionali esclusivamente ad alcune tribù, perché il suo odore ingolosisce il pachiderma.
Il Novecento ha portato in Africa la devastazione di altre droghe, come in tutto il resto del mondo, ma fino a un paio di decenni fa il continente non era particolarmente al centro delle rotte del narcotraffico e la loro diffusione non era capillare come invece lo è oggi. Sintetizzando molto, il mercato delle droghe africano si divide principalmente in due parti: la cocaina in Africa occidentale e centrale e l'eroina in Africa orientale.
Negli ultimi anni l'Africa è diventata una zona di transito per le spedizioni di droga dall'America Latina verso l'Europa e il Medio Oriente e i cartelli colombiani e venezuelani si sono sempre più strutturati sul territorio africano, come in Guinea-Bissau, dove alcuni trafficanti legati al cartello di Medellìn furono accusati nel 2005 di aver finanziato la campagna presidenziale che portò alla rielezione di João Bernardo Vieira. La cocaina arriva in Africa occidentale in nave o via aerea, molti cronisti hanno raccontato delle carcasse di piccoli CESSNA bruciati in mezzo alla savana o al deserto, e da qui procede verso nord, verso il mercato della globalizzazione europeo. Ma una parte di questo fiume di cocaina dall'America latina si ferma in Africa ed oggi l'uso della coca nella nuova borghesia emergente dell'Africa dell'ovest è diffuso esattamente quanto in Europa e negli Stati Uniti: la vita notturna in Camerun e Costa d'Avorio, i party di corrotti e cleptocrati in Gabon e Guinea Equatoriale, ma anche brown-brown in Repubblica Centrafricana - cocaina mista a polvere da sparo - data ai membri delle diverse milizie per ottenebrarsi la mente e trovare il coraggio di ammazzare ancora.
In Africa occidentale i narcotrafficanti hanno realizzato vere e proprie industrie di metanfetamine, droga altamente redditizia e molto diffusa anche tra i giovani africani: laboratori per la cottura del crystal meth sono stati scoperti in Nigeria, Togo, Benin e Guinea-Bissau, dove nel 2009 le autorità sequestrarono i prodotti chimici necessari alla produzione di MDMA su vasta scala.
Secondo i dati diffusi dal Rapporto Mondiale sulle Droghe delle Nazioni Unite in alcune zone della Nigeriac'è un grosso problema di abuso di oppiacei da prescrizione, come la codeina, più diffusa addirittura dell'eroina.
Per il settimanale The Economist la vera piaga dell'Africa oggi si chiama proprio eroina e dilaga nella parte orientale del continente: la si importa dall'Afghanistan e dal Pakistan, arriva in Africa via nave e anche se alcuni governi, come quello keniota, amano mostrare ai giornalisti come fanno saltare in aria le barche dei trafficanti il problema sembra essere più serio di quanto non si pensi. Nel suo cammino verso mercati più remunerativi l'eroina miete vittime anche in Africa: le Nazioni Unite non hanno la benché minima idea dell'estensione del fenomeno, si stima tra i 330.000 e i 5,6 milioni il numero di persone che si inietta eroina, assunta grazie all'uso di siringhe spesso scambiate o usate più volte. Cosa che favorisce la diffusione del virus dell'HIV. E a Mombasa, città lungo la costa del Kenya, si racconta del flashblood, una pratica diffusa nei quartieri più poveri che prevede l'iniettarsi in vena il sangue di un altro drogato. Tale pratica è stata segnalata anche in Tanzania, a Dar-es-Salaam e a Zanzibar.
Una decina di anni fa a Durban, in Sudafrica, cominciò a prendere piede l'uso del nyaope, un cocktail di eroina di bassa qualità e marijuana che viene allungato con altre sostanze come veleno per topi, detersivo in polvere e, si racconta, persino farmaci antiretrovirali, per poi essere fumato. Oggi il nyaope è definito “la peggiore droga del Sudafrica” ed è diffuso su larga scala in molti slum delle città del Paese, costa pochissimo ed è potente e sconvolgente. Secondo la polizia sudafricana alcuni ragazzi si iniettano sangue infetto da HIV appositamente per poter accedere ai programmi farmacologici gratuiti per i malati di AIDS e ottenere farmaci antiretrovirali con cui allungare il nyaope.
La piaga della corruzione, molto diffusa in Africa secondo le statistiche di Global Witness e Trasparency International, spesso va di pari passo con quella del narcotraffico, viste le tonnellate di partite di droga prima sequestrate e poi sparite nel nulla in numerosi aeroporti e checkpoint di frontiera africani. E questo non è un problema da poco, perché il perseguire i trafficanti fino ad oggi è stata un'attività più straordinaria e di facciata che effettiva per molti governi africani.
È vero che oggi in Africa è possibile trovare marijuana di eccellente qualità, in Malawi ed Etiopia ad esempio, e a bassissimo costo ma è altrettanto vero che la piaga della tossicodipendenza da altre sostanze, tossiche, fa scomparire ogni altro discorso razionale in materia di droghe, almeno per come lo intendiamo noi occidentali. 

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