Gli ex consumatori di marijuana ottengono
risultati peggiori nei test di memoria a lungo termine rispetto a chi non ne ha mai fatto uso.
I ragazzi che
consumano pesanti dosi di cannabis avranno una scarsa memoria a lungo termine
in età adulta perché l’uso frequente di questa droga provoca cambiamenti
nell’ippocampo.
È la tesi di un nuovo studio appena pubblicato dalla
Northwestern Medicine University e pubblicato sulla rivista Hippocampus he ha studiato la memoria di un gruppo
di adolescenti per tre anni consumatori abituali di marijuana
La funzione dell’ippocampo
L’ippocampo è
una zona del cervello che svolge un importante ruolo nella memoria. Le anomalie
cerebrali e i problemi di memoria sono stati osservati nei ventenni, due anni
dopo che avevano smesso di fumare marijuana. I giovani adulti che hanno abusato
di cannabis in età adolescenziale hanno ottenuto risultati peggiori nel 18 per
cento dei test di memoria rispetto ai giovani adulti che non avevano mai fatto
uso di droga. «I processi di memoria che sembrano essere colpiti dalla cannabis
sono quelli che utilizziamo ogni giorno per risolvere problemi comuni e
intrattenere rapporti con la famiglia e gli amici» spiega l’autore principale
dello studio, John Csernansky, professore di psichiatria alla Northwestern
University.
Gli studi
Lo studio è
tra i primi a evidenziare che l’ippocampo ha una forma diversa in chi è
accanito fumatore di cannabis, e la diversa forma sarebbe correlata alla scarsa
performance della memoria a lungo termine. Studi precedenti sui consumatori di
cannabis avevano evidenziato sia l’ippocampo con una forma strana, sia problemi
di memoria, ma mai le due circostanze erano state collegate. Altre ricerche del
medesimo team avevano dimostrato anche scarse prestazioni nella memoria a breve
termine: «Entrambi i nostri studi collegano l’uso cronico di marijuana
nell’adolescenza a differenze in determinate aree cerebrali che sono cruciali
per la memoria e i problemi sembrano perdurare almeno fino a due anno dopo aver
smesso di utilizzare la droga» spiega Matteo Smith, professore assistente di
psichiatria alla Feinberg School of Medicine.
Il test
Più gli
individui utilizzano in modo cronico la marijuana più anomala risulta la forma
del loro ippocampo e i ricercatori hanno potuto esaminare il cervello degli
individui studiati con risonanza magnetica. I soggetti sono stati sottoposti a
un test di memoria narrativa e hanno ascoltato una serie di storie per circa un
minuto. Poi è è stato chiesto loro di ricordare maggiori dettagli possibili da
20 a 30 minuti più tardi. Il test aveva l’obiettivo di valutare la loro
capacità di codificare, archiviare e richiamare i dettagli dei racconti. Il
gruppo di persone studiato era composto da ragazzi che avevano cominciato a
fare uso di cannabis tra il 16 e i 17 anni per un totale di tre anni, ma che da
due non ne facevano più uso. Allo studio hanno partecipato 97 persone, compresi
i gruppi di controllo e persone affette da schizofrenia, sia con disturbi
causati dalla marijuana che senza disturbi. Nessuno dei partecipanti aveva
abusato di altre droghe. Oltre al risultato già evidenziato, e cioé che gli ex
consumatori di cannabis che da due anni avevano smesso di usare la droga
ottenevano risultati nei test di memoria peggiori nel 18% dei casi rispetto a
chi non aveva mai usato la droga, è emerso che i giovani adulti affetti da
schizofrenia e che da adolescenti avevano abusato di cannabis sbagliavano del
26% in più i test di memoria rispetto ai soggetti schizofrenici che non avevano
mai utilizzato la droga. A detta degli stessi autori servono però altri studi,
più sul lungo termine, per dimostrare definitivamente che la marijuana è
responsabile della compromissione della memoria.
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