giovedì 28 gennaio 2016

Vite rovinate dal gioco d’azzardo sempre più donne in difficoltà

L’Azienda sanitaria Bassa friulana–isontina nel 2015 ha curato una cinquantina di persone Ma spesso la malattia viene nascosta e solo il 3 o 4 per cento di chi ha questo problema chiede aiuto

Sono in progressivo aumento i giocatori d’azzardo patologico in carico all’Azienda sanitaria Bassa friulana-Isontina.Nel 2015 erano 50, l’anno precedente 38, nel 2013 invece 35. Cifre che possono sembrare esigue, ma che danno conto di un fenomeno in crescita, confermato da altre ricerche a livello regionale e provinciale. A fare un quadro della situazione è Carlo Benevento, educatore nell’Azienda sanitaria Bassa friulana-Isontina, reparto Dipendenze, che oggi interverrà a un convegno sul tema nella sede del Consiglio comunale insieme ad altri esperti. Parlando dei numeri delle prese in carico, Benevento precisa che «in realtà non sono pochi come sembrano per una struttura come la nostra. Nell’ambito del nostro reparto questa sezione esiste da 2007 e facciamo fatica, se consideriamo che, oltre all’utente singolo, spesso entrano in trattamento anche gli altri familiari. Però i risultati si vedono». Il vero problema, come accade anche per altri generi di patologie, è che solo il 3-4 per cento delle persone affette da questa dipendenza cerca aiuto e cure. La malattia spesso viene nascosta per lungo tempo e non viene riconosciuta come tale da chi ne è affetto. In questo, la nostra provincia è in linea con i dati nazionali. Anche da noi poi, sono molti i giovani che non fanno alcuna richiesta di aiuto, soprattutto tra gli adolescenti. Alla fine, «le persone che si presentano in ospedale hanno un’età compresa soprattutto dai 40 ai 49 anni» specifica il referente dell’Ass2. Un fatto curioso è che, per quanto riguarda l’Isontino, la maggior parte delle persone affette da ludopatia è donna. Delle persone in trattamento, 17 su 20 appartengono al gentil sesso. Sette di queste persone sono residenti in città. Si parla di un campione ristrettissimo rispetto all’insieme di soggetti che sta vivendo un comportamento d’azzardo patologico, ma, come spiega Benevento «non ci sono analisi statistiche del tutto attendibili su questo punto, proprio per la difficoltà a far emergere il fenomeno da parte delle persone e, conseguentemente, da parte di chi realizza gli studi, che può incorrere in varie problematiche nello stabilire i criteri d’individuazione dei soggetti». Quello che si continua a vedere, è, insomma, solo la punta dell’iceberg. Basti pensare ai record dell’Isontino relativi alla quantità di denaro spesa nel gioco d’azzardo. Per quanto riguarda le cure, le terapie che vengono effettuate nell’azienda sanitaria locale includono il gruppo dei familiari ma possono incentrarsi anche solo sui casi individuali. Più in generale, questo accade anche con altri generi di dipendenze, come nel caso dell’abuso di alcol o droghe. Il problema accessorio che si presenta con il gioco d’azzardo patologico è che i danni sono, oltre che psicologici, anche materiali. Sono, in sintesi, situazioni che possono facilmente condurre ad accumulare psicopatologie in più membri dello stesso nucleo familiare. Guardando ancora ai trattamenti, delle 50 persone in carico all’azienda sanitaria locale quest’anno, 32 figurano nel trattamento di gruppo e 12 in quello individuale. Buoni, da quanto riporta Benevento, i risultati di questi interventi, che sono però piuttosto lunghi. «I gruppi si riuniscono con frequenza settimanale il martedì sera a Gorizia. Ogni persona
presa in carico dovrebbe frequentare questi appuntamenti per circa due anni. Poi si entra nella fase di monitoraggio e basta una seduta al mese. Alla fine, però, serve soprattutto la motivazione individuale. Se uno è motivato, ce la fa» conclude l’educatore.
(tratto da messaggeroveneto.geolocal.it)

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