Un minorenne su quattro ha provato, almeno una volta, l’hashish o la marijuana.
E uno su quaranta addirittura la cocaina. Senza dimenticare che un 15enne su tre ammette di bere alcolici, soprattutto nel fine settimana, e che già all’età di 11 anni quasi il 6% dei ragazzini dichiara di fare altrettanto. All’alcol e alla
droga bisogna poi aggiungere il gioco d’azzardo, nuova frontiera delle dipendenze che affliggono oggi i ragazzi. Una parte, ovviamente, non tutti.
«Da qualche anno registriamo una tendenza alla riduzione dei consumi di droga nella popolazione adulta mentre assistiamo a un trend inverso, ovvero in crescita, in quella giovanile, tra 15 e 19 anni – afferma Raffaela Olandese, direttore del dipartimento dipendenze dell’Asl di Como – Ciò avviene non per tutte le droghe ma in particolare per la cannabis (la canapa da cui si ricavano hashish e marijuana, ndr) e le sostanze stimolanti, come per esempio le anfetamine».
I dati nazionali indicano che il 27-28% dei giovani tra i 15 e i 19 anni ha provato almeno una volta la cannabis. «A Como siamo su una percentuale simile – spiega la responsabile del dipartimento dipendenze dell’Asl lariana – Almeno una volta, inoltre, il 2,5% dei ragazzi ha provato anche la cocaina e il 3,6% le sostanze stimolanti».
Il problema della diffusione degli stupefacenti tra la popolazione studentesca è tornato di attualità in questi giorni dopo il volantino contro i controlli antidroga nelle scuole diffuso dall’Unione degli Studenti di Como. Oltre a giudicare «inaccettabile il clima di tensione e repressione che le forze dell’ordine stanno promuovendo in città» e a sostenere che «la cannabis ha effetti meno pericolosi di alcol e tabacco», gli organizzatori della protesta hanno invitato gli studenti delle superiori a partecipare a un raduno di denuncia programmato per giovedì scorso a Villa Olmo. Una manifestazione, va detto, che si è risolta in un vero e proprio flop, con appena una decina di partecipanti.
«Non voglio entrare nel merito dei controlli delle forze dell’ordine nelle scuole – dice la dirigente dell’Asl – Spesso si tratta di richieste portate avanti dalle famiglie. I controlli, inoltre, mirano a colpire lo spaccio all’interno degli istituti. Detto questo, mi sembra importante precisare che bisogna sì informare sulla diffusione degli stupefacenti tra i giovani, ma bisogna anche sottolineare che ciò non rappresenta la normalità. C’è infatti un’alta percentuale di giovani che non ne fanno uso».
Dagli stupefacenti agli alcolici. «L’abuso di alcol tra i giovani spesso si associa al consumo di cannabis e altro – dice Raffaela Olandese – Con il passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza, si registra un netto aumento nell’assunzione di alcolici, soprattutto nei fine settimana, con tutti i rischi correlati, che non sono costituiti soltanto dagli incidenti stradali ma anche dal ricorso alla violenza».
All’età di 11 anni la percentuale di chi dichiara di bere alcolici è intorno a 5,9% (il 4% ammette di farlo frequentemente), un dato che balza al 36-37% a partire dai 15 anni.
«Facendo il quadro generale delle dipendenze fra i giovani, va citato il gioco d’azzardo, un problema che sta crescendo e che ci preoccupa abbastanza. Per quanto riguarda i giocatori patologici o problematici, la fascia tra i 15 e i 19 anni ha comportamenti analoghi a quelli degli adulti. E anche su questo fronte, c’è una correlazione tra l’eccesso di gioco e il consumo di droghe e alcolici».
Insomma, ragazzi e ragazze sono oggi sempre più esposti al rischio di sviluppare pericolose dipendenze. «Sì, ma ribadisco che consumare droghe, bere frequentemente alcolici e giocare d’azzardo non sono la norma per i nostri ragazzi. Non è vero che lo fanno tutti – conclude la dirigente dell’Asl – È importante dirlo perché altrimenti non solo si rischia che i giovani considerino normale e scontato consumare sostanze o abusare di alcolici, ma anche che questi fenomeni siano tollerati dalla società, rendendo così più difficile il compito di chi, genitori ed educatori, deve contrapporsi. È più difficile reagire e opporsi se si sostiene che in fondo lo fanno tutti».
(tratto da corrieredicomo.it)
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