
conseguenze per la salute.
“Non lo è affatto - spiega il neurologo –. La cannabis altera la percezione ed il funzionamento del nostro cervello, dando luogo ad effetti che possono essere molto sgradevoli ed inaspettati fino ad arrivare a compromettere anche il quoziente intellettivo come testimoniano studi recentissimi. Abbandoniamo quindi una volta per tutte l’aggettivo ‘leggero’ che risulta essere falso e pericoloso. Se approfondiamo la sua vera natura, dobbiamo chiamarla per quello che è: droga. E una droga non è mai ‘leggera’.
I numeri della cannabis
Il 2,5 per cento della popolazione soffre del disturbo di panico in unafascia di età compresa tra i 16 e i 40 anni. Un aumento sensibile è stato riscontrato nei giovani che assumono cannabis. Altro disturbo studiato è la psicosi, la cui incidenza fra i fumatori cronici della droga è del 3% a differenza dello 0,5-1% dei non fumatori. In relazione al consumo cronico di cannabinoidi, infine si rileva un aumento del rischio di schizofrenia da 3 a 6 volte.
“Non sono pregiudizialmente contro la liberalizzazione e la legalizzazione della cannabis - precisa il neurologo - ma ritengo che sia necessario un preventivo e serio dibattito scientifico su un tema così spinoso per fare maggiore chiarezza e, successivamente, un ampio confronto per meglio orientare le politiche sociali del nostro Paese. Mi rivolgo direttamente al ministro della Salute affinché venga finalmente promossa una seria e diffusa campagna di sensibilizzazione, attraverso l’utilizzo di spot istituzionali per migliorare il livello di conoscenza e consapevolezza dei rischi che corrono i nostri ragazzi. Invito i miei colleghi invece a dedicare un po’ del loro tempo prezioso per entrare nelle scuole e comunicare direttamente con gli studenti, soprattutto quelli maggiormente suggestionabili, da un’informazione che deforma la realtà delle cose”, conclude Sorrentino.
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