È in corso di svolgimento, a Torino, il X Congresso Nazionale della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB),
un incontro finalizzato alla sottoscrizione del Manifesto nazionale di lotta al fumo. Promotori dell’evento sono le società scientifiche e professionali di sanità pubblica, le quali mirano a sollecitare lo Stato italiano affinché pianifichi ed attui un’adeguatastrategia di “endgame” per il tabacco. Secondo le previsioni l’obbiettivo potrebbe essere raggiunto entro il 2034.
CONFLITTO D’INTERESSI – Sradicare il tabagismo in Italia entro 20-25 anni, questi i tempi presumibilmente utili alla riuscita di una missione controversa e fortemente ostacolata. Sebbene i dati indichino il tabagismo come la causa di morte per oltre 6 milioni di persone l’anno in tutto il mondo, e nonostante comporti un costo economico pari a 500 miliardi di dollari l’anno, la dipendenza dal fumo resta, a tutti gli effetti, una piaga difficile da risanare. Ad intralciare la costruzione di un piano di guarigione nel nostro Paese è l’inevitabile contrasto tra la perdita in termini di salute e quella economico-fiscale derivante dall’imposta sulla vendita del tabacco. Si tratta di due aspetti che, stando ad una prima analisi, risultano decisamente inconciliabili, ma che tuttavia potrebbero arrivare a coesistere, se visti secondo un’ottica futura di riarticolazione degli equilibri nel corso del tempo. Non a caso, l’annuncio di una deadline palesemente lunga.
DISEGNO STRATEGICO – I tratti salienti della campagna anti-fumo sono stati pensati e programmati in maniera articolata e graduale, in virtù di una progressiva messa a punto in corso d’opera. Il primo passo è costituito dall’ampliamento e dal perfezionamento degli strumenti già esistenti, quali: le politiche di prezzo e di limitazione di uso, le campagne dei mass media, i sistemi di disassuefazione e gli interventi di prevenzione primaria. Le fasi successive prevedono uno sviluppo via via più drastico e certamente sempre più vicino al traguardo; si assisterà, infatti, all’aumento della tassazione, all’estensione delle aree di divieto di fumo, alla riduzione al minimo del contenuto di nicotina nelle sigarette e all’incentivazione alla sostituzione delle sigarette con prodotti alternativi.
Sono state studiate finanche tattiche di riassestamento del settore economico, altrimenti sfiancato dalla perdita di un mercato redditizio, quale è appunto quello del tabacco. Sotto tale profilo è stata ideata una tattica di transizione secondo cui una parte delle accise verrà investita in interventi di prevenzione e cessazione del tabagismo. E come ultimo step, inevitabilmente, si tenterà di riconvertire l’industria del tabacco e di riqualificare gli occupati nel settore.
OSPEDALI “SMOKE FREE” – «Gli operatori sanitari sono vittime del tabagismo in misura maggiore rispetto alla popolazione generale, 41% contro 25% – testimonia il Direttore della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, Oscar Bertetto – i professionisti oltre a danneggiare la propria salute rappresentano un esempio poco virtuoso per i propri assistiti”» Ecco dunque spiegata l’esigenza di istituire un divieto di fumo dentro e fuori le mura dell’ospedale, rivolto sia ai pazienti che ai medici. Un aspetto ancor più interessante e innovativo proprio del progetto “smoke free”, concepito appositamente per le strutture ospedaliere, è dato dall’istituzione di una nuova figura professionale, definita “motivatore”. Si tratterà, invero, di un medico opportunamente formato ed incaricato di monitorare le abitudini viziose di medici e pazienti, con l’obbiettivo di indurli all‘interruzione definitiva.
Il divieto di fumo, non solo all’interno degli ospedali ma esteso addirittura alle zone limitrofe, il sostegno e la consulenza di tutor specializzati, la proiezione di spot nelle sale d’attesa, le testimonianze dei medici coinvolti personalmente nella dipendenza dal tabacco, lo sfruttamento delle nuove tecnologie per la trasmissione del messaggio anti-fumo: è evidente che qualcosa sta realmente cambiando nei meccanismi di approccio al fumatore. Che siano i primi sintomi di una rivoluzione appena innescata e pronta a decollare?
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